TOMBOLO - È iniziato ieri il processo, davanti ai giudici della Corte d'assise, al marocchino Youssef Molay Mahid accusato di omicidio volontario con l'aggravante del legame sentimentale per avere soffocato la badante Liliana Cojita, romena di 55 anni.
Una tattica della difesa per evitare allo straniero l'ergastolo. Intanto si è costituita parte civile, con il legale Andrea Bacciga di Verona, la figlia della vittima. Anche l'ex marito, senza un legale, ha chiesto di potersi costituire parte civile, ma nei suoi confronti c'è stato un errore di notifica. Alla prossima udienza, del 30 maggio, sarà posto rimedio all'errore. La figlia della badante ha chiesto un risarcimento danni di 400mila euro. Il marocchino, irregolare sul suolo italiano e con alcuni precedenti, si sarebbe macchiato di un delitto d'impeto. La sua rabbia è esplosa per gelosia. Youssef ha premuta con forza un cuscino sul viso di Liliana uccidendola.