Era considerata la più grande basilica della Roma imperiale, progettata dall’estro dell’archi-star dell’epoca Apollodoro di Damasco al servizio dell’imperatore Traiano. Una grandiosità architettonica che ora diventa più percepibile, così come appariva duemila anni fa. E senza effetti speciali da tecnologia digitale tridimensionale. Nel Foro di Traiano rinasce la Basilica Ulpia di Roma, o almeno una porzione importante con la ricostruzione del doppio colonnato, insieme ad una parte del grande architrave ricostruito.
IL CANTIERE
I Fori imperiali cambiano skyline, dunque.
LA TECNICA
La tecnica adottata dall’équipe di archeologi guidati da Claudio Parisi Presicce è quella dell’anastilosi, ossia dal recupero delle colonne originali, per anni conservate a terra nel sito archeologico, e riassemblate insieme come un puzzle gigantesco per evocare la verticalità iniziale dell’edificio. Lo spettacolo è immediato. Si vede oggi il primo filare di colonne sormontato da un architrave ricostruito, e su questo spiccano montate le altre colonne originali della basilica, in cipollino verde, che negli anni passati erano state montate erroneamente in altre parti del Foro. Il doppio colonnato sovrapposto arriva ad un’altezza di quasi 24 metri. Una sfida alle norme antisismiche, all’ombra della Colonna Traiana.
I GRADINI
La Basilica porta il nome “Ulpia” perché era stata intitolata dall’imperatore alla sua famiglia (il suo nome completo era infatti Marcus Ulpius Traianus). Fu costruita tra il 107 e il 113 per essere la più grande di Roma, lunga ben 170 metri e larga sessanta. Appariva sopraelevata su tre gradini in marmo giallo antico, che ora, con il cantiere di restauro, sono stati rimessi a vista ai piedi del colonnato.