Uccide il fratello e la cognata a colpi di pistola. La sorella di Massimo Pestrin, killer di Paese lo abbraccia in aula: «L'ho già perdonato»

Mercoledì 24 Aprile 2024 di Maria Elena Pattaro
La villetta di Padernello teatro dell'omicidio

PAESE (TREVISO) – Aspetta la fine dell’udienza per avvicinarsi al fratello omicida e lo abbraccia forte. «Io l’ho già perdonato, anche se per molti altri in famiglia è come se fosse morto». Lucia è la sorella di Massimo Pestrin, il 50enne ex guardia giurata che il 3 maggio dell’anno scorso ha ucciso a colpi di pistola l’altro loro fratello Lino, 62 anni, e la cognata Rosanna Trento, 57. «Voleva in qualche modo salvarli, in una situazione familiare molto tesa, in cui Lino si sentiva responsabile del fatto che l’azienda agricola era in difficoltà. Massimo è stato travolto da una serie di problemi: il tradimento della moglie, la perdita del lavoro, l’incidente in moto e le tensioni esplose quando è mancata nostra madre, che era il collante della famiglia. Lui ha perso la testa.

Quando gli avevano dato la pistola d’ordinanza mi si era gelato il sangue».

La donna è una dei pochi parenti ad aver mantenuto i rapporti con Massimo, dopo il delitto nella casa di Padernello dove era ospitato. «Il giorno dopo i funerali di Lino e Rosanna sono andata a trovare Massimo in carcere - racconta in un sussurro fuori dall’aula del tribunale -. L’ho sempre aiutato quando era in difficoltà. Durante gli incontri in carcere mi chiede sempre di portare fiori sulla tomba di Lino e di nostra cognata. Non sa darsi una spiegazione di quello che ha fatto. E a volte dice che vorrebbe morire».

L’ESAME

Sarà la Corte d’Assise a giudicarlo per il duplice omicidio aggravato. Questa mattina è stato conferito l’incarico per la perizia psichiatrica super partes sull’imputato, come chiesto dal difensore Fabio Crea e accordato dalla Corte nonostante l’opposizione del pm Michele Permunian. Pestrin era già stato sottoposto a una prima consulenza, disposta dal pm, da cui è emerso un disturbo paranoide che però secondo lo psichiatra Alberto Kirn non sarebbe stato tale da pregiudicarne la volontà. Sarà la dottoressa Anna Palleschi a esaminare Pestrin stabilendo se fosse capace di intendere e di volere al momento del delitto, se sia in grado di stare a processo, se sia socialmente pericoloso e se le sue condizioni mentali precedenti al delitto fossero compatibili con il porto d’armi. Alle operazioni peritali, che inizieranno il prossimo 20 maggio, parteciperanno anche i consulenti di parte: il dottor Mirco Casteller per la difesa e il dottor Pierandrea Salvo per il pm.

TEMPESTA PERFETTA

La giustizia farà il suo corso, ma per Lucia ha già prevalso la legge del cuore: «L’ho perdonato. È in carcere, sta già pagando». La goccia che ha fatto traboccare il vaso, secondo Lucia, sarebbe stato il tradimento della moglie con il datore di lavoro del fratello. «Massimo aveva avuto un confronto duro con lui, gli aveva dato anche un pugno e per questo era stato licenziato» spiega la sorella. Le difficoltà economiche lo avevano poi costretto a chiedere aiuto e ospitalità a casa del fratello Lino: «Ma tra loro non c’erano attriti legati ai soldi». «Adesso sono arrivate le carte del divorzio - conclude amaramente la donna - se fosse stato deciso prima, forse tutto questo non sarebbe successo». Il processo è stato aggiornato al 27 settembre per la discussione della perizia. «Le dichiarazioni di perdono immediato della sorella di Pestrin dimostrano inequivocabilmente che l’imputato non aveva alcun motivo per uccidere il fratello e che vi è più di qualche dubbio sul fatto che fosse capace di intendere e volere al momento del fatto» commenta il difensore Crea.

Ultimo aggiornamento: 25 Aprile, 08:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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