Padova. Il Museo della natura e dell'uomo, tutto da sentire. La più grande raccolta scientifica d'Italia

Ci sono 3.700 reperti su 4 mila metri quadrati divisi in 3 piani. Il tutto è costato 18 milioni di euro

Sabato 24 Giugno 2023 di Mauro Giacon
Museo della natura e dell'uomo

PADOVA - Se un alieno atterrasse sulla Terra e volesse imparare la storia del nostro pianeta e dei suoi abitanti, uomini, animali o piante, dovrebbe prendere il biglietto del "Museo della natura e dell'uomo" inaugurato ieri a palazzo Cavalli dall'Università. Si troverebbe immerso in una spettacolare capsula del tempo che parte dalle meteoriti, passa per cinque ere geologiche, mostra la tigre dai denti a sciabola, e infine racconta la comparsa dell'uomo, dagli ominidi alle mummie del Sudan. Tutto non solo attraverso 3.700 reperti che sono parte dei 200mila delle collezioni del Bo, ma con un viaggio emozionale che unisce colori, suoni e addirittura olfatto.

Ad un certo punto possiamo annusare gli effluvi della "limonella" e di altre piante.

Il progetto

È un progetto durato vent'anni e che oggi pone l'Università al primo posto fra i musei scientifici italiani e tra i maggiori in Europa. Un altro gioiello che sancisce il primato della città del sapere nel campo delle raccolte naturalistiche e scientifiche, riunendo in un unico percorso i musei universitari di Mineralogia, Geologia e Paleontologia, Antropologia e Zoologia. Per questo la rettrice dell'Università Daniela Mapelli, il responsabile scientifico del museo professor Telmo Pievani e il professor Fabrizio Nestola, presidente del Centro di Ateneo per i musei dell'Università, ieri erano particolarmente felici di presentarlo al mondo come «lascito degli 800 anni del Bo». Infatti lo spettacolare restauro di un palazzo storico del 500 proprio davanti agli Scrovegni è costato, compreso l'allestimento, 18 milioni di euro (in parte di Ministero, Regione e Fondazione Cariparo). Ma nulla è stato lasciato al caso sui 4mila metri quadrati divisi in tre piani, con uno spazio per mostre temporanee, progetto dello studio Guicciardini & Magni. Un esempio: le teche sono della "Goppion spa" azienda milanese con radici venete che ha progettato la teca della Gioconda.

Lo spettacolo

Ma questo museo non è solo un luogo dove si raccolgono oggetti, ma dove si vivono situazioni. Quando si entra in una sala circolare avvolti da un videowall che scandisce il calore della terra e la profondità a cui ci troviamo, dal centro verso la crosta, sembra di stare in un ascensore che fa migliaia di chilometri al secondo. E ancora: c'è un tavolo dinamico che riporta in tre dimensioni ogni cima delle montagne del nord Italia con la pianura padana. Premendo uno dei pulsanti a lato, dedicati a un tema, si illuminerà dicendoci ad esempio quanti ghiacciai c'erano 30mila anni fa e quanti adesso e, al ritmo del riscaldamento dei poli, quando i milanesi avranno il mare a venti minuti di strada. Perchè questo museo unisce alla disciplina della ricerca anche la riflessione sulla biodiversità e sulle previsioni dei cambiamenti climatici. E induce a prendere decisioni sul rapporto con la natura.

I bambini

Però non c'è tempo di affezionarsi a una sala che subito ne arriva un'altra ad esaltare in questo caso la funzione educativa. Il museo fa propria un'idea di apprendimento multitasking, soprattutto per i bambini. Ci sono 13 postazioni-gioco e in ogni sala schermi con i quali loro sanno dialogare meglio di chiunque altro. Ma non manca anche l'incontro diretto. La tigre da denti a sciabola vissuta 2 milioni di anni fa ricorderà Diego del film "L'era glaciale", anche perchè accanto allo scheletro ci sarà quella "vera". Il resto lo faranno laboratori e aule didattiche per le scolaresche.

I sensi

L'esperienza sensoriale del resto è una delle preferite. Arrivando al passaggio dove si trovano le mummie di 12mila anni fa rinvenute nel Sudan (fra cui una donna con ancora una cavigliera) il pavimento ci ridarà la sensazione sonora del vento del deserto. Nella stanza dei pesci di Peschiera si potrà oltrepassare una cortina finissima sospesa al soffitto nella quale scorrono le immagini dei fossili ritrovati. E passando accanto alla enorme testa di un capodoglio ne sentiremo anche la voce. Se invece si volesse sapere dove si trova un particolare tipo di roccia sui Colli Euganei ecco una mappa interattiva a pulsanti.

L'uomo

Fra le sale più belle, all'ingresso il bosco di palme fossili e la tartaruga liuto del 1700, i biominerali, la stanza con i resti dei mammut e degli elefanti nani della Sicilia, o quella dedicata alle profondità marine con gli squali e il mare a lastre illuminate sul soffitto tanto che sembra di nuotarci dentro. E ancora le palafitte con le grafiche disegnate a cartoon sulle pareti. E da ultimo le civiltà, dal Giappone all'Oceania. Ci hanno impressionato però soprattutto due esposizioni. I crani degli ominidi sui quali la professoressa Mapelli ha fatto un mini corso, spiegando lo sviluppo del lobo frontale nel corso di milioni di anni e quella dedicata alle maschere, calchi su volti umani di tutte le parti del mondo curata dall'antropologo Lidio Cipriani, fascista e convinto assertore della diversità delle razze umane. «Un concetto che purtroppo è stato presente in certa letteratura fino a metà degli anni 70 - ha detto Pievani - le razze umane non esistono e questa è una esposizione che abbiamo voluto contro le discriminazioni». Ieri a vedere l'allestimento c'erano i direttori dei musei scientifici di Washington, Tokyo, Buenos Aires e Vienna. Ne sono rimasti colpiti. Lo sarebbe anche l'alieno, se venisse al "Mnu". 

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Ultimo aggiornamento: 13:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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