Ultraleggero precipita a Trevignano, morti marito e moglie. Il figlio Marco: «Ho perso i due fari della mia vita. Ora la verità sull’incidente» L’intervista completa

Il dolore del 35enne: «Mi sento smarrito e impotente. Ci eravamo visti al mattino, avrei voluto salutarli diversamente». Poi l’appello: «Abbracciate i vostri genitori, potreste perderli all’improvviso»

Lunedì 25 Marzo 2024 di Maria Elena Pattaro
Merco De Gennaro, 35 anni, uno dei figli della coppia davanti alla loro abitazione di Treviso

TREVISO – «In un attimo ho perso i due fari della mia vita. Chiedo che venga fatta chiarezza sull’incidente che è costato la vita ai miei genitori. Voglio capire i motivi del guasto che ha fatto precipitare l’ultraleggero». Marco De Gennaro è uno dei due figli della coppia morta nello schianto aereo di sabato 23 marzo a Trevignano. La voce gli si incrina mentre parla della tragedia che gli ha stravolto la vita: papà Lanfranco, generale dell’Aeronautica in pensione e mamma Lucia Bucceri, ex maestra e poetessa, quella mattina volevano soltanto godersi l’ebbrezza di un volo fra Treviso e il Friuli, come avevano fatto altre volte.

Ieri mattina il 35enne (noto per le imprese in monoruota) è tornato sul luogo dell’incidente, in vicolo Alpini a Trevignano, per parlare con i carabinieri e con l’investigatore dell’Agenzia nazionale per la sicurezza del volo (Ansv) impegnati nelle indagini. La fusoliera piantata nel giardino di un’abitazione e la foto dei suoi genitori sorridenti a bordo di un velivolo: sono le immagini che più lo accompagnano in questo momento terribile. La casa di via San Pelajo, a Treviso, dove abitavano tutti e tre insieme, è vuota senza di loro. L’altra figlia Silvia, 42 anni, ieri pomeriggio era in viaggio verso la Marca per condividere il fardello di un dolore ancora pieno di interrogativi.

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Marco, come sta affrontando questo momento difficilissimo?

«Mi sento smarrito e impotente. Sono rimasto orfano all’improvviso: ho perso i miei genitori, che per me erano punti di riferimento. Sono basito: papà oltre a essere un pilota era anche un tecnico certificato. Era molto stimato nell’ambiente del volo per la sue competenza e meticolosità».

Che idea si è fatto delle cause dell’incidente?

«L’ipotesi è di un guasto al motore. Sul perché sia avvenuto non ci sono ancora risposte certe. Confido nelle indagini, ma ci vorranno mesi».

Suo padre aveva già pilotato quel velivolo?

«Sì, lo aveva già collaudato e aveva fatto tre o quattro voli. Il proprietario è un ex pilota dell’Aeronautica (il generale Alberto Moretti, già comandante delle Frecce Tricolori, ndr). Nei c’erano mai stati problemi».

Aveva sentito i suoi genitori prima del decollo?

«Li avevo salutati la mattina, quando erano usciti di casa. Poi non ci eravamo più sentiti. Un amico in comune mi ha avvertito dell’incidente e sono corso lì a vedere. È stato terribile».

Che famiglia era la vostra?

«Papà è sempre stato molto preciso. Era la parte tecnica e matematica della famiglia. Mamma invece era l’anima artistica di casa: amava la letteratura e la poesia».

Lucia si era lasciata contagiare dalla passione per il volo di Lanfranco...

«A dire il vero, volare le metteva un po’ paura. Ma lei era molto legata a papà e al suo fianco si sentiva sicura anche in quota».

E lei, Marco, ha volato con suo padre?

«Sì, è stato emozionante. Io però preferisco altri mezzi di trasporto: sono un appassionato di monoruota».

Aveva mai temuto che papà potesse precipitare?

«È una possibilità che tutti i piloti mettono in conto e i loro familiari pure. Ma non pensi mai che possa succedere proprio alle persone che ami di più. A questo proposito vorrei lanciare un monito...».

A chi?

«A tutti. Salutate i vostri genitori con un abbraccio in più perché ogni volta potrebbe essere l’ultima. Io vorrei averli salutati in modo diverso. Ora non posso abbracciarli più».

Ultimo aggiornamento: 22:43

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